L'Operazione CAMILLA e alcuni concetti di base della Military Deception
L'operazione CAMILLA venne messa a punto da Dudley Clarke, destinato a diventare il più celebre pianificatore della deception britannica, subito dopo il suo arrivo al Cairo, ed aveva lo scopo di ingannare il Duca d'Aosta, in modo da agevolare l'assalto britannico alle colonie italiane nel Corno d'Africa, la cui conquista avrebbe rimosso ogni minaccia da sud al Canale di Suez e in generale alle comunicazioni britanniche con l'India e con il resto del Commonwealth nell'emisfero orientale e avrebbe consentito al generale Wavell di concentrarsi sulle operazioni contro Graziani, appena ricacciato in Libia dopo la timida avanzata italiana in territorio egiziano.
L'idea di fondo di CAMILLA era far credere agli italiani che l'attacco britannico si sarebbe scatenato da oriente, con la riconquista della Somalia britannica ad opera di forze sudafricane, che sarebbero avanzate dal Kenya, e truppe indiane stanziate ad Aden – e comprendenti anche la 4a Divisione Indiana in spostamento dall'Egitto. In realtà, Wavell si predisponeva ad attaccare dal Sudan verso l'Eritrea, e la 4a Divisione Indiana si stava effettivamente spostando dall'Egitto, ma per raggiungere le forze in Sudan, e non ad Aden: il piano forniva dunque una copertura allo spostamento – segreto, ma forse già notato dagli agenti italiani al Cairo – di questa unità. Il traffico radio tra Aden, Nairobi, Pretoria, Delhi, Khartoum e il Cairo si riempì di falsi messaggi e un gran numero di indiscrezioni e false informazioni venne diffuso in Egitto, Sud Africa, India, in modo che gli agenti dell'Asse – come il personale del consolato giapponese a Port Said – ne venissero a conoscenza. Sfortunatamente per Wavell, il piano di inganno elaborato da Clarke funzionò al di là delle attese, e soprattutto delle intenzioni: il Duca d'Aosta prese molto seriamente la falsa offensiva inglese contro la Somalia Britannica e decise di non opporsi all'attacco, ma di ripiegare verso l'interno, andandosi a posizionare con il grosso delle proprie forze proprio a cavallo della vera linea di penetrazione scelta dal comando britannico. L'insegnamento che Clarke ricavò da questa esperienza viene tutt'oggi riportato nei manuali americani sulla military deception (MILDEC): “L'obiettivo principale delle operazioni di MILDEC deve focalizzare le azioni e le risorse affinché l'avversario adotti (o non adotti) specifiche azioni, e non semplicemente creda certe cose.” L'influenza sulle opinioni e sugli atteggiamenti della gerarchia militare o politica del nemico, o di certi settori della sua popolazione, sono materia per le psychological operations, non per la military deception, benché si debba presumere che esista un salutare coordinamento tra tutte le attività intraprese per sconfiggere il nemico. Dunque, l'obiettivo dell'inganno è il comandante – ovvero la struttura di comando e controllo – nemico, attraverso la manipolazione delle informazioni che vengono raccolte dall'intelligence avversaria. Il canale attraverso il quale si giunge ad influenzare l'azione nemica è perciò la sua intelligence, cioè la parte più sensibile e, almeno teoricamente, più addestrata all'identificazione degli inganni.
Il principale contributo di Clarke allo sviluppo di una dottrina della military deception è senz'altro legato alla sua capacità di costruire falsi (notional nella terminologia britannica) ordini di battaglia via via più estesi e complessi, fino alla creazione del FUSAG, il First U. S. Army Group impiegato nelle operazioni Fortitude South e Fortitude South II, che avevano lo scopo di tenere inchiodata la 15a Armata tedesca al Passo di Calais per fronteggiare uno sbarco che non sarebbe mai avvenuto. In realtà il FUSAG era, inizialmente, un vero Gruppo di Armate sotto il comando del Gen. Bradley, che poi prese il nome di 12th Army Group. A questo punto Clarke utilizzò il nome della grande unità per costruire un esercito fittizio da affidare, tra gli altri, a Patton. Mettere l'aggressivo Gen. Patton, nel frattempo caduto in disgrazia per i suoi eccentrici comportamenti, a capo del FUSAG significava accrescere la credibilità e la pericolosità di questa finta grande unità e attirare l'attenzione del nemico su di essa. In modo simile Clarke utilizzò piani di attacco che erano stati scartati nell'attività di valutazione e pianificazione preliminare per costruire su di essi le sue finte operazioni. Il fatto che queste opzioni militari fossero state prese in esame e scartate solo dopo una valutazione attenta, a livello operativo e strategico, garantiva che fossero militarmente sensate e plausibili e risparmiava lo sforzo di inventarsi qualcosa da zero. Con questi scarti di pianificazione militare Clarke poteva rapidamente mettere in piedi operazioni fittizie, e stabilire l'entità delle unità, vere o false, coinvolte, la simulazione dei loro spostamenti, la simulazione del loro traffico radio e della logistica di sostegno. In questo contesto si sviluppò l'impiego di mezzi gonfiabili (inflatable), in particolare corazzati e mezzi da sbarco, che venivano dislocati o fatti transitare dove la ricognizione o le spie nemiche li potessero notare. Talvolta accadevano anche spiacevoli contrattempi, come nel caso di un falso carro canadese che volò via dal treno mentre passava per la Palestina, diretto al confine siriano con la Turchia, nell'ambito dell'Euphrates Cover Plan. Alla stessa maniera alcuni mezzi da sbarco fatti transitare per Gibilterra in modo che gli spagnoli potessero riferire ai tedeschi, volarono in mare per una raffica di vento, con sommo sprezzo del ridicolo.
Joint Chiefs of Staff, Military Deception, JP 3-13.4, 13 luglio 2006, p. I-4.
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