La deception – l'arte dell'inganno, se così volete chiamarla – è una conoscenza molto speciale e difficilmente accessibile, quella che Tacito chiamava arcana imperii et dominationis – i segreti del potere e del governo – e non è il frutto delle personali convinzioni di qualche esperto di marketing di successo, non si trova sugli scaffali dei libri-novità per il manager del ventunesimo secolo, non fa parte dei best-seller dell'estate. È una sapienza antica, anteriore e superiore rispetto alla facile assunzione di informazioni della nostra era digitale. La sua acquisizione è difficile, la sua comprensione si dipana su molti livelli, il suo utilizzo è complesso e richiede pazienza e tenacia, lungimiranza e intelligenza, forza e temperanza. Grazie a questa conoscenza grandi stati e vasti imperi sono stati costruiti – e distrutti. I rivoli di questo sapere attraversano tutte le culture, dall'Asia alle Americhe, dal Vecchio al Nuovo Mondo, e solo a pochi è dato rintracciarli. Insegnare le vie dell'inganno, poi, è faccenda talmente ardua da dovervi indurre a dubitare della serietà di chi ve la offrisse dandovi ad intendere che sia cosa facile, agevole e rapida.
